INSIEME PER MARCELLISE
E’ bello ritrovarsi dopo un anno all’appuntamento “Strapergar i pie’ par Marcelise”. Ormai è un evento che caratterizza la festa delle ciliegie.
La gente arriva anche da lontano desiderosa di vivere una giornata immersa nella natura tra storia ed enogastronomia. Ma è anche una passeggiata dove si rinsaldano le amicizie, è un momento di socializzazione non contagiato dalla malattia odierna di aver scambiato la felicità e la serenità con la ricchezza.
E allora ci si accontenta di poco. Basta addentrarsi per qualche centinaio di metri in un bosco ed essere avvolti dall’aria umida e calda che vi si addensa, o camminare sulla dorsale di una collina e guardare il panorama sottostante per meravigliarsi.
Il panorama purtroppo è oggi limitato da uno smog giallastro che ne confonde i contorni.
Fino a pochi anni fa invece dagli stessi posti in giornate limpide si scorgevano montagne lontane e sconosciute. Si elevavano al di là dell’orizzonte verso gli spazi dell’immaginario e i più vecchi dicevano sono i “Penini”.
Felicità è anche avvicinarsi ai vari punti di ristoro, ritrovare quelle specialità di sana cucina che fortunatamente qualcuno riesce ancora preparare. Sono tutti piatti legati al nostro paese e a tradizioni di altre regioni.
Assaggiare da Agostino il tipico salame nostrano fatto con carni scelte minutamente tagliate e condite con sale e pepe, o avvicinarsi alla tavolata del dolce e salato e godere anche con gli occhi per il turbinio di colori delle delizie preparate dalla Nella, aiutata da molte volenterose, diventa un rito. Un rito perché con queste cose una volta si solennizzavano feste o avvenimenti importanti.
Ancora i tortelli di nonna Pina, le torte farcite, le varianti di antiche ricette di Laura e Raffaela sono veri giochi di prestigio che meritano tutto il plauso e l’apprezzamento dei partecipanti alla scampagnata.
La delicatezza del formaggio abbinato al miele di Mario, la grigliata degli alpini, le sorprese degli scout e dei giovani, l’olio del consorzio, le albicocche di Vittorio, i vini procurati da Giuseppe, Gianluca e Davide, i risotti degli affermati cuochi locali e tutto il lavoro dei volontari sono motivo di orgoglio ma anche di sprone per il prossimo anno.
La gente arriva anche da lontano desiderosa di vivere una giornata immersa nella natura tra storia ed enogastronomia. Ma è anche una passeggiata dove si rinsaldano le amicizie, è un momento di socializzazione non contagiato dalla malattia odierna di aver scambiato la felicità e la serenità con la ricchezza.
E allora ci si accontenta di poco. Basta addentrarsi per qualche centinaio di metri in un bosco ed essere avvolti dall’aria umida e calda che vi si addensa, o camminare sulla dorsale di una collina e guardare il panorama sottostante per meravigliarsi.
Il panorama purtroppo è oggi limitato da uno smog giallastro che ne confonde i contorni.
Fino a pochi anni fa invece dagli stessi posti in giornate limpide si scorgevano montagne lontane e sconosciute. Si elevavano al di là dell’orizzonte verso gli spazi dell’immaginario e i più vecchi dicevano sono i “Penini”.
Felicità è anche avvicinarsi ai vari punti di ristoro, ritrovare quelle specialità di sana cucina che fortunatamente qualcuno riesce ancora preparare. Sono tutti piatti legati al nostro paese e a tradizioni di altre regioni.
Assaggiare da Agostino il tipico salame nostrano fatto con carni scelte minutamente tagliate e condite con sale e pepe, o avvicinarsi alla tavolata del dolce e salato e godere anche con gli occhi per il turbinio di colori delle delizie preparate dalla Nella, aiutata da molte volenterose, diventa un rito. Un rito perché con queste cose una volta si solennizzavano feste o avvenimenti importanti.
Ancora i tortelli di nonna Pina, le torte farcite, le varianti di antiche ricette di Laura e Raffaela sono veri giochi di prestigio che meritano tutto il plauso e l’apprezzamento dei partecipanti alla scampagnata.
La delicatezza del formaggio abbinato al miele di Mario, la grigliata degli alpini, le sorprese degli scout e dei giovani, l’olio del consorzio, le albicocche di Vittorio, i vini procurati da Giuseppe, Gianluca e Davide, i risotti degli affermati cuochi locali e tutto il lavoro dei volontari sono motivo di orgoglio ma anche di sprone per il prossimo anno.
Per il comitato civico
Luciano Barba
Luciano Barba
Nessun commento:
Posta un commento